Quale acqua usare per sviluppare i negativi bianco e nero?

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    Lo sviluppo di un negativo bianco e nero non è mai un processo automatico, ogni azione, ed ogni sostanza che usiamo, ha delle conseguenze, minime o massime che siano, sulle nostre pellicole.

    Per esempio, la scelta della pellicola stessa, l’accoppiata pellicola-rivelatore, sono le scelte “principali”, sono il nostro “master”, per fare un paragone musicale, il “timbro” con cui stiamo dipingendo le nostre immagini.

    Ma c’è anche un’altra variabile che le contiene tutte quante, una sostanza senza la quale nulla, è proprio il caso di dirlo, è possibile: stiamo ovviamente parlando dell’acqua che usiamo nelle diluizioni.


    Avevo da tempo in mente di provare ad approfondire un pò di più la questione, soprattutto dopo aver studiato alcune fotografie di Vivian Mayer e soprattutto quelle di Irving Penn realizzate con la sua amata Rolleiflex, e mi chiedo:

    è mai possibile ricreare oggi delle fotografie qualitativamente simili?

    Avevo sentito che Irving Penn usava bollire la sua acqua di sviluppo per “denaturizzarla”… ecco quindi che, con grande gioia della mia compagna che mi vede ormai, oltre che ad occupare il bagno a tutte le ore del giorno e della sera per sviluppare (siamo in lock-down a Milano e non si esce) usare anche una parte di fornelli e pentolame vario per bollire, travasare, filtrare l’acqua per i miei sviluppi… Ma si sà, quando ci si mette in testa una cosa così è difficile togliersela dalla testa, ma soprattutto… sarà vera? o è invece solamente un’idea un pò retrò di cui possiamo tranquillamente fare a meno?

    Ecco allora l’occasione giusta per provare a capire se certe teorie sono valide oppure basate sul mito: è giunto il momento di stabilirlo con un test.

    La procedura del test fotografico

    Ho scattato 12 fotografie della stessa natura morta (senza cambiare impostazioni di scatto) con una Rolleiflex 2.8f, un rullino Ilford Hp5 @400 Iso.

    In fase di estrazione della pellicola l’ho tagliata in 3 parti e caricata in 3 differenti tank.

    A questo punto ho sviluppato le 3 parti della pellicola con 3 soluzioni di sviluppo (Bellini Hydrophen con diluizione 1+31) usando come base per le diluizioni tre differenti tipi di acqua, di seguito indicate con le sigle A,B e C:

    A - Acqua del rubinetto (filtrata con SPRING 2PA con filtro 5 micron)

    B - Acqua del rubinetto (filtrata con Spring 2PA con filtro 5 micron, bollita 1 minuto, lasciata raffreddare e filtrata con filtri di carta per filtrazioni chimiche)

    C - Acqua distillata (da laboratorio fotografico)

    Ho sviluppato le tre parti di rullo e le abbiamo scansionate con un Hasselblad Flextight X5.


    L’analisi chimica dell’acqua

    Ho voluto, per curiosità e per coerenza, provare a testare queste tre differenti acque, con uno di quei kit di analisi dell’acqua che si usano per le piscine o per gli acquari. Ce ne sono molti, quello che ho usato è questo: Ehomfy Pool Test Potabile 50 Strisce (oggi però, a distanza di anni sono disponibili anche altri prodotti, come per esempio questo che sembra più preciso. I valori che cerchiamo sono

    Nota importante: Questo è un test realizzato con l’acquisto di un kit in commercio per la misura di alcuni parametri chimici dell’acqua. Ho cercato di essere il più rigoroso possibile nelle procedure, fotografiche e di misurazione, ma dato che non sono un chimico, chiedo fin da subito ai professionisti della materia, se necessario, di aggiungere e/o correggere le loro valutazioni in merito nei commenti del blog al fine di fornire un servizio utile a tutti.

    Il kit Ehomfy Pool Test per misurare la propria acqua di sviluppo. Ora non è più disponibile ma ce ne sono diversi che fanno lo stesso lavoro.

    Vediamo com’è andata:

    Test Acqua del rubinetto filtrata (con Spring 2p)

    In grassetto i valori unici rispetto agli alle altre due misurazioni:

    • Cloro totale : beige, colore non corrispondente… (è identico per tutte le acque testate).

    • Cloro libero : molto basso

    • pH : è arancione, sembra ok

    • Alcalinità totale : verde scuro, molto alta

    • Durezza totale: viola scuro, pare ok

    • Acido cianurico: rosso, pare ok

    Test Acqua del rubinetto filtrata (con Spring 2p) + bollita ( e rifiltrata)

    In grassetto i valori unici rispetto agli alle altre due misurazioni:

    • Cloro totale : beige, colore non corrispondente… (è identico per tutte le acque testate).

    • Cloro libero : molto basso

    • pH : giallo, molto basso

    • Alcalinità totale : verde scuro, molto alta

    • Durezza totale: viola scuro, pare ok

    • Acido cianurico: rosso, pare ok

    Test Acqua distillata da laboratorio fotografico

    In grassetto i valori unici rispetto agli alle altre due misurazioni:

    • Cloro totale : beige, colore non corrispondente… (è identico per tutte le acque testate).

    • Cloro libero : molto basso

    • pH : è arancione, sembra ok

    • Alcalinità totale : giallo, molto bassa

    • Durezza totale: verde, molto bassa

    • Acido cianurico: rosso, pare ok


    A leggere quindi questi dati, parrebbe evidente che l’acqua del laboratorio fotografico sia quella con meno alcalinità totale e meno dura delle altre. In parole povere, è quella più “asettica” delle tre.

    Ma attenzione, proprio il fatto di essere più povera non sarà, ai fini del nostro sviluppo, un fattore così positivo.


    Eccoci ora ai risultati nella prova di sviluppo.

    Analisi delle fotografie sviluppate con acque differenti

    I tre sviluppi a confronto. A: solo acqua filtrata da rubinetto di Milano B: Acqua filtrata, portata ad ebollizione 1 minuto, raffreddata e ri-filtrata. C: Acqua distillata da laboratorio fotografico.

    Se volete potete scaricare il file in alta risoluzione (in una nuova finestra).

    A prima vista sembrano sostanzialmente tutte uguali, ma a ben vedere, non lo sono.

    Lo so, stiamo parlando di micro-dettagli, ma questi micro dettagli possono fare una grande differenza, per esempio:

    • nella percezione generale di pulizia

    • negli ingrandimenti di stampa (mi riprometto di inserire presto le stampe)

    • nei crop digitali

    • nella resa delle ombre

    • nella “trasparenza” dei cieli

    • nella bellezza stessa della grana

    Guardiamo una parte di questi frame più da vicino:

    I tre dettagli a confronto: A - acqua filtrata, B - acqua bollita, C - acqua distillata del laboratorio

    Se volete potete scaricare qua il file dei dettagli (7,4 Megabyte, Tiff).


    And the winner is…

    Un dettaglio, al 300%, della prova B del test sull’acqua di sviluppo, l’acqua filtrata e portata ad ebollizione

    A mio parere, il negativo migliore dei tre sembra essere quello in cui è stata usata l’acqua portata in ebollizione, cioè il negativo “B”.

    La cosa interessante non è solamente l’omogeneità della grana, ma anche la notevole morbidezza con dettaglio delle zone di ombre come nelle delle luci.

    Quale lezione possiamo quindi trarre da questo “test dell’acqua di sviluppo?”:
    che,

    come base di sviluppo, l’acqua di casa, filtrata e portata ad ebollizione, può essere migliore dell’acqua distillata.

    Uso il condizionale perché ogni acquedotto depura e fornisce acque diverse. Se dovessi cambiare casa, o semplicemente sviluppare in un altro luogo, per prima cosa farei un test dell’acqua. Ci sono poi i problemi delle tubature, alcune talmente vecchie da portare residui di ferro e altri metalli pesanti che, se non filtrati a dovere, possono creare danni agli sviluppi con macchioline, più o meno grandi per tutto il negativo.

    Un’altra considerazione riguarda uno dei parametri visti sopra: l’alcalinità dell’acqua.

    Un’acqua alcalina significa un’acqua non acida, cioè un bene per i nostri negativi (e per il nostro organismo, qua un articolo sull’alcalinità scritto da Chanson Water Italy).

    Un’acqua distillata, quindi, può essere, per i nostri negativi, “peggiore” dell’acqua di casa, per due motivi:

    1. Le chimiche di sviluppo sono progettate considerando come base di diluizione l’acqua del rubinetto, non quella distillata.

    2. Lo scopo dell’acqua distillata non è quello di essere potabile, ma di essere usata per scopi “tecnici”, e spesso sono troppo acide e prive di sali minerali per le nostre pellicole.

    Un consiglio è quindi quello di usare l’acqua distillata solamente nella fase di pre-asciugatura (con l’imbibente) appena dopo il lavaggio. In questa fase, in cui il negativo è già stato sviluppato, fissato e lavato, l’uso dell’acqua distillata è indicato, in quanto saremo sicuri di non lasciare macchie di calcare o residui strani sul negativo una volta asciugato.

    Per qualsiasi domanda o suggerimento/condivisione della tua esperienza in merito non esitare a commentare qua di seguito o su instagram.

    Alla prossima!

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