4 MODELLI DI CAMERA OSCURA

Per un perfetto flusso di lavoro 

La camera oscura non è sempre stata un luogo di magia e di creazione, il luogo ideale che abbiamo forse in mente oggi. 

Un tempo, soprattutto dal dopo guerra in avanti, la camera oscura era considerata uno spazio più che altro dedicato alla produzione di fotografie e stampe, in un’era dove la fotografia analogica era lo standard mondiale, la maggior parte di esse era concepita come un mero laboratorio di produzione nel quale ottimizzare i tempi, gli errori e i costi di produzione di ogni singolo rotolo di pellicola faceva la differenza.

Questi parametri hanno permesso, con il tempo, di affinare e migliorare sempre di più sia i materiali di lavoro, come per esempio le pellicole, le carte, i termometri e gli ingranditori, sia la parte della logistica in camera oscura, quindi quella che riguarda l’organizzazione e l’ottimizzazione dello spazio e dei flussi di lavoro.

In questo capitolo affronteremo 5 modelli organizzativi reali, pensati per poter essere usati in ogni ambiente della nostra abitazione, a incominciare da una camera oscura temporanea situata nella nostra cucina di casa, fino a ben quattro esempi di laboratori permanenti.

Ciascuno di questi modelli avrà una sua schematica rappresentazione grafica utile per analizzare diversi possibili scenari. Partiamo!

Indice dei Contenuti

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    Modello n° 1 - Camera Oscura temporanea in cucina

    Illustrazione dall’opuscolo “Darkroom Design for Amateur Photographers”, Kodak, 2005

    La cucina può essere usata come camera oscura temporanea.

    Chi sta scrivendo ne ha fatto uso in alcune situazioni di necessità e, tralasciando le ovvie problematiche sul lungo periodo, la cucina è la prima scelta per una camera oscura casalinga e temporanea. 

    Vediamo allora subito il perché e come organizzarla:

    La cucina ha già un ottimo impianto dell’acqua, della corrente, di una presa d’aria esterna e di uno spazio separato per l’ingranditore. Inoltre, la cucina è uno spazio facile da pulire una volta concluso il lavoro di stampa.

    Come si evince dalla ottima illustrazione di Kodak riportata qui sopra, il piano di lavoro, normalmente profondo almeno 50cm, può fungere alla perfezione come area bagnata e ospitare agevolmente tre bacinelle fino al formato 30x40, organizzando così il flusso di sviluppo per poter usare il lavandino come pratico appoggio per una vasca di lavaggio. 

    In ogni cucina è poi naturalmente predisposta una presa d’aria esterna, nel nostro caso non sufficiente, ma ugualmente valida per garantirci un minimo di ricambio d’aria durante le ore di lavoro.

    Le prese di corrente sul piano cottura possono essere usate per l’attacco di una luce rossa di sicurezza che coprirà la parte del lavabo e delle bacinelle. 

    La zona asciutta può essere posta sul tavolo principale o su un mobiletto apposito. 

    Possiamo usare un’altra luce inattinica vicino all’ingranditore e usare una lampada come luce bianca.

    La scelta della cucina è altresì funzionale nel momento dell’allestimento e della pulizia finale. Le chimiche possono essere riposte in un angolo sotto il lavandino o in una scatola apposita, e, organizzandosi con dei pannelli rimovibili per oscurare le finestre, con un po’ di pratica si può essere pronti a stampare in circa 15/20 minuti.

    Ecco come mai questa soluzione è normalmente una delle prime soluzioni possibili quando cerchiamo un posto per stampare o sviluppare i nostri negativi in casa.

    P.s. Il bagno, seppure è ugualmente predisposto con impianti di acqua e prese, è un luogo spesso più piccolo e soprattutto molto meno adatto alla parte asciutta, sia per i problemi di logistica (dove appoggiare le bacinelle) che di sicurezza, ma è anch’esso un candidato per le nostre stampe ai sali d’argento. La cosa importante è incominciare!

    Tipologie di Camere Oscure Permanenti

    Stampare o sviluppare in una cucina può essere un passaggio obbligato per molti, ma sul lungo periodo può essere limitante su molti aspetti, per esempio su quello della riproducibilità dei risultati. 

    Nella ricerca di un ambiente idoneo e permanente nel quale poter sviluppare e stampare i nostri negativi fotografici l’ambiente più adatto può spesso essere ricavato nei locali tradizionalmente adibiti a lavanderia, taverna o seminterrato.

    Spesso questi luoghi sono posti vicino a un impianto di scarico e sono poco luminosi, quindi i migliori candidati per creare differenti tipologie di camera oscura.

    Tank di sviluppo Paterson in camera oscura

    Di questa categoria, di seguito analizzeremo ben quattro soluzioni differenti, ciascuna con le sue prerogative, per cui se possiamo farlo leggiamo nel dettaglio ogni scheda, perché ognuna di esse porta con sé sottili ma importanti differenze sia costruttive sia pratiche

    Come vedremo, quando si lavora in camera oscura per ore, ogni elemento deve essere nel posto giusto rispetto al tipo di lavorazione che stiamo effettuando.

    Una nota importante riguarda lo sviluppo e la stampa del colore. 

    Tutte le camere oscure permanenti di seguito illustrate, sono ideate per l’elaborazione sia del colore sia del bianco e nero, sono adatte per la stampa e per lo sviluppo di film in rullo o in bacinella.

    Un’altra considerazione riguarda la dimensione degli spazi. Le metrature appropriate sono idealmente quelle utili per il lavoro di una persona fino a un massimo di tre.

    Un’ultima considerazione in merito a questi spazi riguarda il fattore umidità.

    La temperatura ideale di ogni camera oscura è di 20 gradi, con una umidità relativa dal 45% al 50%.

    Questi due fattori sono strettamente collegati ma, se per la temperatura possiamo organizzarci  (affronteremo nei prossimi capitoli le tecniche di stampa e sviluppo con temperature variabili) per l’umidità i problemi sono molteplici.

    Un ambiente umido favorisce le muffe, espone attrezzature come ingranditori e lenti a problemi seri, per non parlare dell’archiviazione delle carte e dei materiali sensibili, che possono permanentemente rovinarsi portando le nostre stampe a raggrinzirsi e a creare effetti di crepe nell’emulsione.

    Installiamo un deumidificatore per il controllo dell’umidità e, se vogliamo, possiamo volendo accenderlo da remoto con delle prese smart in modo da avere un ambiente più salubre al momento del nostro arrivo.

    Nel caso non riuscissimo ad abbassare l’umidità, non ci resta che portare con noi i materiali più sensibili e tenerli in casa tra una sessione di stampa e l’altra.

    Ricapitoliamo allora i punti essenziali di una camera oscura permanente:

    E’ spesso creata in una lavanderia, taverna o seminterrato

    1. L’ambiente è naturalmente buio e facile da oscurare

    2. Abbiamo accesso all’acqua

    3. Questi esempi sono concepiti per l’uso da una a tre persone in contemporanea

    4. Può essere usata sia per il colore che per il bianco e nero

    5. L’umidità relativa deve essere fra i 45% e il 50% (usiamo un deumidificatore)

    6. La temperatura ideale è intorno ai 20 gradi centigradi (temperatura anche perfetta sia per le chimiche di sviluppo che di stampa)

    Continuiamo allora scoprendo gli altri quattro modelli di camera oscura: 

    Come è organizzata la camera oscura Permanente

    Camera oscura con zona asciutta e zona bagnata adiacenti, come modello n° 1 - schema tratto da “Darkroom Design for Amateur Photographers” Kodak (con qualche aggiornamento)

    La parte più importante di quest’area ruota intorno alle operazioni che svolgiamo con i negativi e l’impressione dei fogli da stampa.

    Per questo motivo avremo a che fare con un area che dovrà essere progettata per essere sempre pulita prediligendo superfici che non attirino polvere, o quantomeno che possano essere puliti agevolmente.

    1 - Ingranditore: Sarà posto in modo da avere uno spazio in entrambi i lati, utile per appoggiarci pellicole e per avere modo di gestire le mascherature e bruciature nelle fasi di stampa.

    2 - Cassetto a prova di luce: Creare un cassetto a prova di luce è utilissimo per risparmiare tempo durante le procedure di stampa. Solo al termine della sessione si riporranno i fogli nella scatola originale (ricordatevi di farlo prima di accendere la luce! ).

    3 - Cassetto porta lenti o mascherine e filtri dell’ingranditore. In alternativa si possono crearne anche di diversa fattura in altre parti dell’area asciutta, per esempio separando la parte delle lenti con quella delle mascherine.

    4 - Costruire dei ripiani per i telai di asciugatura è un opzione utile se si dispone di poco spazio. Tuttavia è meglio non metterli troppo in basso per via della polvere, partendo dall’alto cerchiamo di non arrivare mai sotto i dieci centimetri da terra. 

    Un’alternativa a questo esempio è quella di metterli in alto, cioè costruire una struttura che possa rimanere sospesa (e tirata poi su e giù), o fissa.

    N.b. Il tema della polvere è un tema cruciale per la riuscita del nostro lavoro, per cui è sempre utile pulire con regolarità anche i pavimenti e fare la polvere ovunque.

    5 - Creiamo dei ripiani per stoccare le carte da stampa in modo da averle a portata di mano. Come accennato in precedenza, questa soluzione è la migliore nel caso l’umidità della nostra darkroom è in un range tra il 40% e il 50%, acquistiamo un igrometro per stabilirlo. 

    Se abbiamo un umidità sensibilmente più alta e non riusciamo ad abbassarla, se possiamo teniamo le carte e le lenti in casa nostra. 

    6 - Sul ripiano dell’ingranditore possiamo tenere anche la lastra per fare i provini a contatto (o le stampe a contatto), e le attrezzature che possono esserci utili per l’elaborazione dei negativi o delle stampe, come ad esempio una pressa o delle lastre di ferro per la pressatura manuale una volta asciugate nei telai.

    Questo spazio, se adeguatamente illuminato, può anche essere usato per il ritocco finale delle stampe.

    7 e 15 -  Interruttore per la luce bianca. E’ posto dove ci serve, cioè all’inizio del processo di lavorazione della zona asciutta (lo spegniamo), e alla fine del processo nella zona bagnata (lo accendiamo).

    8 - Interruttore per la luce inattinica posto vicino all’ingranditore. 

    9 - Timer dell’ingranditore. Sebbene questa illustrazione non rifletta proprio la realtà, il timer che comanda l’ingranditore è importante che stia sulla parete al fianco dell’ingranditore, in questa maniera quanto lo premiamo non trasmettiamo vibrazioni che potrebbero rendere meno nitide le immagini proiettate. 

    10 - Luce inattinica. A seconda della lunghezza del nostro ambiente di lavoro è possibile mettere una o più luci di sicurezza. Di solito ne servono un paio, una per la parte asciutta e una per quella bagnata. Teniamola sempre a più di 1,2 metri dalle carte. 

    11 - Timer per la zona umida. Possiamo tenerne di vario tipo, tramite applicazione per cellulari, per esempio questa, può andare abbastanza bene (ed è utile anche per gli sviluppi) ma ovviamente non è il massimo, sia per l’emissioni di luce, che per la praticità durante le fasi di stampa. L’ideale è invece è sempre un timer analogico (guarda questo esempio sul sito di Ebay.it timer analogico) costa sensibilmente di più ma è fatto per poter essere “aggiustato” al volo, è molto visibile senza far danni, e non si scarica.

    12 - Solitamente è utile avere una mensola sopra la parte bagnata della nostra darkroom. Possiamo usarla per riporci le tank, le spirali e tutte quelle attrezzature di cui abbiamo bisogno senza dover aprire cassetti.

    13 - In questa zona saremo sempre a contatto con le bacinelle e con l’acqua. Per questo motivo è consigliato l’uso di una vasca unica per l’intera lunghezza di quest’area. Si può costruire in legno e rivestire con materiali come la vetroresina o la resina epossidica (la possiamo usare per rivestire la nostra vasca di legno su misura).

    Sopra di esse possiamo organizzare un filo per appendere i negativi, in maniera che le eventuali gocce cadano nelle bacinelle o nella vasca.

    Se non abbiamo modo di farlo, mettiamo le bacinelle una vicino all’altra su un piano di lavoro, e all’estrema destra installiamo il lavandino che ci servirà per il lavaggio delle carte. 

    14 - Se possibile facciamo in modo che il lavandino sia piuttosto ampio in modo da inserirci agevolmente la bacinella di lavaggio (di solito 30x40cm) collegata al rubinetto. 

    Quest’ultimo che sia di un’altezza adeguata, in modo da poter riempire agevolmente i contenitori di chimica, le tank e le bacinelle.

    Sempre in quest’area, installiamo dei filtri per l’acqua, discuteremo di questo aspetto più nel dettaglio nella sezione dedicata agli impianti.

    15 - Interruttore della luce a portata di mano

    16 - Costruiamo un porta bacinelle nella parte sottostante della zona umida, sarà comodo e ci consentirà di riporle divise per misura.

    17 - La zona sotto il lavandino è l’ideale per riporre il materiale chimico. Se avete delle ante oscuranti ancora meglio, in modo da preservarle dagli effetti ossidanti della luce.

    18 - Un rotolo di carta o un asciugamano è importantissimo, in quanto alla fine del processo potremmo, per svariate ragioni, avere una o più mani bagnate di chimica. Laviamole sotto l’acqua tiepida e asciughiamocele bene prima di riprendere in mano le carte da stampa.

    Modello n° 2 - Camera Oscura In Linea

    Illustrazione dall’opuscolo “Darkroom Design for Amateur Photographers”,

    Kodak, 2005

    Tutta la nostra psicologia, soprattutto in occidente, vede il tempo rappresentato su una linea retta dove a sinistra c’è il passato, al centro il presente e a destra il futuro. 

    Ma che cosa c’entra con l’organizzazione del nostro lavoro? 

    Le operazioni nella parte bagnata sono spesso compiute con la mano che sentiamo più sicura (ad esempio la destra), e i nostri movimenti, una volta preso il foglio dalla bacinella davanti a noi, saranno naturalmente minimi: aprendo semplicemente il braccio ci saremo già posizionati sulla bacinella successiva. Minimo sforzo, massimo risultato.

    Questa soluzione è costruita ipoteticamente adiacente a una lavanderia, sfrutteremo così, attraverso un muro di cartongesso o di altro tipo, la presa e lo scarico dell’acqua corrente.

    Per sfruttare al meglio lo spazio di un tipo di stanza lunga come questa, la migliore soluzione è quella di disporre la zona asciutta (dry) e la zona umida (wet) una accanto all’altra in linea.

    Per la zona asciutta possiamo usare un piano di lavoro largo 66 cm per tutta la lunghezza che abbiamo a disposizione.

    Nella parte bagnata possiamo invece installare una vasca in pvc o in alluminio profonda circa 60 cm e larga per tutta la zona bagnata. Se non possiamo farlo, prolunghiamo il piano di lavoro della zona asciutta fino all’inserimento di uno o due lavabi abbastanza grandi da contenere la bacinella di lavaggio con il massimo formato di stampa che immaginiamo di poter stampare (vedi schema sotto).

    Una cosa salta subito all’occhio: vediamo la zona asciutta a sinistra e quella bagnata a destra, non è un caso.

    Questo è un esempio di come una semplicissima differenza di organizzazione può fare una grande differenza nella qualità del nostro lavoro in camera oscura. 

    Lavorare da sinistra verso destra è più comodo che farlo nel senso opposto?

    Può sembrare una cosa insignificante, ma se sommiamo questa piccola operazione per l’arco di una sessione di stampa e la moltiplichiamo per un anno di lavoro o più (compreso il tempo in cui dobbiamo tenere il foglio fermo a sgocciolare sopra la bacinella) capiremo subito quanto sia importante compiere la scelta giusta in termini di flusso di lavoro.

    Se siamo mancini probabilmente ci troveremo meglio ad andare nel senso opposto, prestiamoci quindi attenzione prima di costruire la nostra camera oscura permanente, pensiamo che i tutti i movimenti che faremo dovranno essere ripetuti moltissime volte in uguali sequenze.

    Modello n° 3 - Camera Oscura Circolare

    In questo modello avremo la parte bagnata e quella asciutta una di fronte all’altra. 

    Partendo quindi dall’ingresso, metteremo l’ingranditore a in fondo sinistra, in modo tale, una volta impressionato il foglio, ci basterà girarci di 180 gradi per essere già di fronte alla bacinella di sviluppo (nel nostro esempio dell’animazione, entrando in alto a destra ).

    Questo schema di camera oscura tuttavia, a seconda di dove saranno i nostri allacci dell’acqua, a destra o a sinistra, potremo usare questa soluzione anche in maniera SPECULARE, avendo quindi la parte bagnata a sinistra e quella asciutta a destra.

    Nell’opzione speculare, avremo quindi uno schema come quello seguente:

    In questo modello abbiamo la parte bagnata e quella asciutta una di fronte all’altra. 

    Come fare per sfruttarla al meglio?

    La prima cosa che si notano sono le distanze. Come visto nel primo esempio sopra, la camera oscura deve essere costruita intorno ai nostri movimenti, per questo motivo le distanze tra l’ingranditore e la prima bacinella di sviluppo devono essere abbastanza ridotte, diciamo entro il metro e mezzo, così da garantirne una naturale protezione dagli schizzi.

    Ma come organizzare le zone di lavoro? Dove mettiamo quella asciutta (dry) e quella bagnata (wet) ?

    Riprendendo le considerazioni fatte in precedenza sulla direzione sinistra/destra e applicandole a questo schema, si arriverà a una soluzione circolare una di fronte all’altra.

    Per l’organizzazione degli spazi, cambieranno poche cose dall’esempio di organizzazione vista in precedenza. 

    Forse riusciremo a sfruttare una sola luce di sicurezza messa al centro. Le variabili sono l’altezza dello spazio e la nostra. Avere una lampadina dietro la nuca creerà ombra, ma se è abbastanza alta e potente, o se disponiamo di un modello come questo (o simile) potremmo forse essere tranquilli.

    Veniamo ora al quarto schema:

    Modello n° 4 - Camera Oscura Ovale

    In questo modello avremo la parte bagnata e quella asciutta una di fronte all’altra. 

    Dove arriva la freccia in basso (verso sinistra) metteremo l’ingranditore, l’interruttore della luce rossa, le carte e quello che riguarda la lavorazione dei nostri negativi, sarà insomma il nostro punto di partenza.

    Dove arriva la freccia in alto (verso destra) inizierà la parte bagnata, con la bacinella dello sviluppo.

    Vale ovviamente la regola scritta all’inizio di questo capitolo in merito ai movimenti da destra verso sinistra, se siete mancini forse preferite andare in senso contrario a queste indicazioni.

    Con questa parte abbiamo affrontato 5 schemi di camere oscure, abbiamo visto come organizzare il flusso di lavoro e delle soluzioni pratiche per riporre attrezzature e materiali consumabili.

    In questo ultimo esempio analizziamo una condizione che si può verificare quando lo spazio che abbiamo a disposizione è la lavanderia di casa, uno spazio che in questo caso vogliamo sfruttare totalmente per gli allacci dell’impianto idrico.

    La cosa interessante di questo schema è che avremo tutti i collegamenti idrici “a vista”, dovendo sfruttare gli allacci presenti nella parta sinistra della stanza, e abbiamo un mobile da lavoro ad angolo.

    Fatta questa premessa, ormai abbiamo capito da che parte orientare l’attrezzatura e il lavandino, come suggerito dalle frecce dell’animazione qua sotto.

    Ora che siamo arrivati a definire uno schema dei flussi di lavoro e dei modelli della nostra camera oscura, possiamo a questo punto affrontare il capitolo dedicato agli IMPIANTI.