Come lavare le pellicole e le stampe in modo sostenibile (aggiornato 2023)

Indice dei contenuti

    Chiunque sia alle prese con lo sviluppo e la stampa analogica, prima o poi si pone la domanda:

    “Ma devo per forza fare scorrere tutta questa acqua?

    Persino Ansel Adams, a Carmel, dove aveva il suo laboratorio, dovette sottostare, anche se in maniera parziale in quanto tutelato come lavoratore, ai problemi delle siccità e del contingentamento dell’acqua che per diverse volte colpirono la popolazione della zona.

    La camera oscura di Ansel Adams, a Carmel, in California.

    Circa 2,2 miliardi di persone vivono senza accesso all'acqua potabile e l'annuale la quantità di acqua dolce disponibile per persona è diminuita di oltre il 20% negli ultimi due decenni, tuttavia è necessaria sempre più acqua per nutrire le colture, per nutrire una popolazione globale in crescita. Il tema della Giornata mondiale dell'acqua di quest'anno, "Valorizzazione dell'acqua", sottolinea l'urgente necessità di proteggere meglio questa risorsa vitale.

    - da un articolo della Fao sulla giornata mondiale dell’acqua del 22 Marzo 2021 -

    Oltre a questo, il problema dell’acqua è anche legato al riscaldamento globale, per cui è sempre più importante trovare il modo di usarla in maniera consapevole ed è anche con questo sguardo che proveremo, nel nostro piccolo, a rispondere a questa importante domanda iniziale.

    Tornando in camera oscura, l’utilizzo dell’acqua riguarda tutte le fasi di lavorazione, ma certamente è la fase di lavaggio dove ci concentreremo per cercare delle risposte.

    Per prima cosa va distinta la fase di lavaggio di un negativo 35 o 120 mm, da quella di lavaggio di una stampa, specie se baritata, affronteremo quindi in maniera separata questi due aspetti, scoprendo come non è utile per nessuno usare molta acqua nei lavaggi.


    Il lavaggio delle pellicole 35 e 120 mm: Il metodo Ilford (aggiornato 2023)

    Inversioni di una tank Paterson, metodo di lavaggio Ilford

    Il lavaggio delle pellicole con il metodo “normale” avviene, tanto per avere un confronto veloce, così:

    Una volta finito la fase di fissaggio, svuotiamo la tank e lasciamo scorrere un filo d’acqua nella stessa per 20 minuti.

    Procedendo con questo metodo, e a seconda delle rispettive valutazioni sul concetto di “filo d’acqua, il mio test ha misurato una quantità d’acqua utilizzata pari a 4,8 litri di acqua per una pellicola 35mm (ma in questo caso questa quantità è più o meno identica per tutti i formati)

    La Ilford da diversi anni ha divulgato un metodo di lavaggio delle pellicole rivolto al risparmio idrico, il suo metodo è anche chiamato il metodo 5/10/20.

    Dopo diversi test sul residuo di iposolfito presente nei negativi, ecco la versione aggiornata di questo metodo:

    Riempire la vasca con acqua alla stessa temperatura della soluzione di processo e capovolgerla 5 volte - attendere 5 minuti (senza toccare la tank).

    Scolare l'acqua e riempire di nuovo, quindi capovolgere il serbatoio 10 volte attendere 5 minuti (senza toccare la tank).

    Scolare e riempire nuovamente il serbatoio, quindi capovolgerlo 20 volte - attendere 5 minuti (senza toccare la tank).

    Scolare e riempire nuovamente il serbatoio, quindi capovolgerlo 20 volte - svuotare.

    Usando questo metodo con una tank Paterson n° 4 ( la tank che contiene al massimo due spirali 35mm) si dovrebbe usare circa un terzo di acqua usata con il metodo tradizionale!

    Per la precisione si userà, per una pellicola 35mm, un litro e seicento ml di acqua (400ml x 4 = 1600 ml).

    Nota:Il metodo 5-10-20 originario, senza cioè i 5minuti di attesa tra uno svuotamento e l’altro, è un metodo che è in voga da molti anni. Non sappiamo come mai, ma grazie ad alcuni test seri fatti di recente tra la community di sviluppatori professionisti per testare i residui di iposolfito nei negativi, è stato consigliato di aggiungere questi 5 minuti tra un ciclo di inversioni e l’altro.

    E tutti i negativi sviluppati precedentemente? Nessun panico. Pare che comunque, dopo anche 20-30 anni, nessun problema sia stato riscontrato con il lavaggio “tradizionale Ilford”. Prendiamo quindi come una sicurezza extra questo piccolo aggiornamento.

    Una nota importante in merito alle temperature di lavaggio, e vale per tutti i lavaggi in camera oscura: la temperatura dell’acqua conta, perché ricordiamoci che sotto i 16 gradi non si lava via molto fissaggio, ne riparleremo nel prossimo capitolo.

    Il risparmio d’acqua nel lavaggio delle stampe

    Dopo avere visto come risparmiare acqua nella fase di sviluppo, parliamo ora di come risparmiare acqua nel lavaggio delle carte da stampa.

    Iniziamo a ricapitolare la prassi di lavoro standard per il lavaggio delle carte e facciamo, come fatto precedentemente per la fase di sviluppo, un calcolo di massima del consumo di acqua per il solo lavaggio, considerando che, come base di calcolo, per riempire un litro di acqua a bassissima intensità (un filo d’acqua) ci si impiega 1’:20” (un minuto e 20 secondi).

    Metodo di lavaggio standard per carte da stampa:

    • Stampe Politenate (carte RC): Tolte le stampe dal fissaggio si sciacquano velocemente (1 minuto) e si mettono poi una bacinella (o meglio in una bacinella di lavaggio per carte RC ) con un filo d’acqua corrente per 10 minuti.

      Uso totale di acqua, circa 10 litri (considerando 1 minuto iniziale + 10 minuti + 1 litro di riempimento iniziale per una bacinella per stampe 24x30).

    • Stampe Baritate (carte Fb): Una volta fissate, si lavano per 5 minuti sotto l’acqua corrente in una bacinella, si passano poi in una seconda bacinella (senza scorrimento) di acqua e Hypo Cleaning per 10 minuti e infine per 20 minuti con il solito filo d’acqua in una “lavatrice” per carte baritate o in una bacinella per lavaggio carte (o normale).

      In questo caso, per i 25 minuti di acqua totali useremo invece circa 19 litri d’acqua.

      p.s. I minuti finali poi passano a 30/50 a seconda dell’attrezzatura e dell’uso dell’Hypo Cleaning, se stiamo facendo una stampa archival, cioè vogliamo la massima permanenza possibile della stampa nel tempo, quindi i litri totali di acqua per una stampa archival, considerando il riempimento di una lavatrice (per esempio, la Nova Darkroom -Washmaster Eco si riempie con 7.5 litri) e poi iniziando il lavaggio con il filo di acqua corrente, diventeranno:

      • per 30 minuti (30 minuti diviso 1:’20”/litro) = 23 litri d’acqua. Se ci aggiungiamo la tecnica di svuotamento della vasca ogni 10 minuti ( + 7,5 litri x 2 svuotamenti = 22 litri aggiuntivi) arriviamo a 15 + 23 = 38 litri d’acqua per 30 minuti.

      • per 50 minuti (50 minuti diviso 1’:20”/litro) = 38 litri d’acqua. Se ci aggiungiamo anche qua la tecnica di svuotamento della vasca ogni 10 minuti ( + 7,5 litri x 4 svuotamenti = 30 litri aggiuntivi) arriviamo a 38 + 30 = 68 litri d’acqua per 50 minuti.

    Ma se invece di usare queste quantità riuscissimo a lavare le nostre stampe in maniera professionale con solo un decimo dei litri di acqua?

    I 5 fattori chiave nel lavaggio delle stampe in camera oscura

    Per comprendere meglio la strada da prendere per un arrivare al miglior metodo di lavaggio delle stampe con poca acqua, riassumiamo brevemente i 5 fattori chiave che impattano sul lavaggio delle stampe in camera oscura:

    1. La circolazione dell’acqua rimuove bene i livelli di iposolfito in superficie, meno quelli interni della carta

    2. La temperatura dell’acqua influisce sulla rimozione dell’iposolfito

    3. L’uso dell’Hypo Cleaning aiuta sia a lavare a più basse temperature, sia in minor tempo

    4. Le stampe, una volta in acqua, rilasciano progressivamente l’iposolfito per diffusione

    5. Meno acqua rimane intorno alla stampa, meglio è

    Ognuno di questi cinque punti porta con sé moltissime ricerche e considerazioni interessanti, ma il nostro scopo oggi non è addentrarci sulla meccanica dei fluidi (per chi volesse approfondire in fondo all’articolo trovate due link - in inglese - molto dettagliati in merito) ma di usare queste regole a nostro vantaggio.

    Il metodo dei lavaggi multipli in più bacinelle: The tray wash method

    Riallacciandoci all’inizio di questo articolo, sia i grandi stampatori che moltissimi professionisti usano tutt’ora il metodo delle bacinelle per il lavaggio delle stampe nella propria camera oscura.

    Questo metodo consente un grande risparmio di acqua, ma richiede più di tempo (circa un terzo in più) e sicuramente è abbastanza laborioso se si devono lavare sequenze di stampe.

    N.B. Questo è un metodo che sto sperimentando ma che ancora non ho personalmente testato (sto aspettando l’arrivo della spedizione del test dell’Hypo e aggiornerò presto questo articolo con i risultati e le considerazioni).

    In attesa quindi di dati “personalmente testati”, provo a riassumere, dopo molte ricerche e letture, il riassunto di questo affascinante e antico metodo di lavaggio delle stampe. Partiamo.

    In pratica spostiamo in 4 bacinelle di acqua pulita la nostra prima stampa, il tutto nell’arco di un ora e mezza circa (20 minuti a vassoio). Vediamo come funziona step by step:

    1. Mettiamo 4 (o fino a 6) bacinelle di acqua pulita (alla temperatura di sviluppo) una vicino all’altra. A seconda della grandezza della stampa, per fare un esempio, usiamo 1 litro di acqua per ogni bacinella con una stampa 24x30.

    2. Se stiamo stampando, prepariamo una bacinella di acqua in cui mettiamo le stampe finite in attesa e muoviamo ogni tanto la bacinella.

    3. Finito di stampare, poggiamo delicatamente la stampa nella prima bacinella (n 1) e lasciamola stare per 20 minuti, cercando di non muovere nulla, ma accertandoci che sia bene immersa nell’acqua (tenderà a salire).

    4. Passati 20 minuti (mettiamo un timer) spostiamola ora nella seconda bacinella per altri 20 minuti, e mettiamo la seconda stampa nel vassoio 1.

    5. Ripetiamo per tutte le bacinelle.

    6. Una volta che la prima stampa è arrivata all’ultima bacinella (4 o sei stampe) mettiamo tutte le stampe in una bacinella di acqua pulita in attesa di essere spostate sulla zanzariera ad asciugare, oppure possiamo farlo man manco che completano l’ultima fase (prima usate un tergi acqua nel retro della stampa e infine sul lato dell’emulsione -una sola passata)

    7. Se abbiamo molte stampe, cambiamo l’acqua delle bacinelle partendo dall’ultima in senso contrario, cioè, una volta tolta dall’ultimo vassoio la prima stampa, aspettiamo un “turno” e appena si libera il vassoio 2, spostiamo la sua acqua nel vassoio 1, il vassoio 3 nel 2 e così via. Cambiamo l’acqua all’ultimo vassoio.


    Questo metodo funziona usando il principio della diffusione. La stampa baritata (e in maniera minore anche la stampa politenata) una volta tolta dal fissaggio e messa in acqua si dilata diffondendo l’iposolfito nell’acqua che ha intorno. L’iposolfito si separa dalla carta e si deposita sul fondo della bacinella, ed è per questo che non va mossa.

    Questo concetto è molto importante per tutti i tipi di lavaggio (ma è fondamentale per le stampe baritate), e ci aiuta a comprendere quanto sia inutile e dannoso per la carta stessa, aprire il rubinetto anche solo in maniera normale, anziché con un filo d’acqua.

    In questo modo, considerando 4 vasche con 4 stampe useremo in totale:

    4 litri + 1 di attesa + 3 cambi di acqua finali = 8 litri di acqua.

    8 litri di acqua al posto di 68!

    Questo principio può essere applicato anche utilizzando gli scomparti della vasca di lavaggio per carte baritate, spostando la stampa da uno scomparto all’altro.

    L’uso dell’hypo cleaning all’inizio del processo è possibile per aiutare la fuoriuscita, dopo la prima immersione nella bacinella di “attesa” nell’acqua (prima del processo vero e proprio di spostamento nelle tank).

    Considerazioni finali

    La variabilità del processo fotografico, come per esempio la durezza dell’acqua, le diluizioni delle chimiche e le tipologie della carta, sono tali da consigliare sempre di testare il proprio metodo di lavoro, in modo da trovare la propria sequenza “ideale” sia per il risparmio dell’acqua che per il corretto lavaggio delle stampe.

    Note e link di approfondimento:

    mysteries_vortex_1_Martin Reed.pdf (inglese)

    mysteriesvortex_2_Martin Reed.pdf (inglese)

    Some Investigations on the Kinematics of the ILFORD batch Film washing Procedure by Rolf Suessbrich

    Indietro
    Indietro

    Vivere con il nemico: La Violenza di Genere nella fotografia sociale di Donna Ferrato

    Avanti
    Avanti

    Esposimetro esterno:tre modi per usarlo da professionista